Siamo sicuri?
In pochi giorni negli spostamenti (due) indispensabili (uno per lavoro e uno per fare la spesa) munito della mia autocertificazione mi sono trovato in un paio di situazioni paradossali. Il primo, nell’accedere in auto ad una strada stretta, mi trovo di fronte un ciclista con mascherina “chirurgica” pacificamente in contromano, scansato per poco. Nel secondo un allegro omino mascherato è sbucato a piedi da dietro una macchina parcheggiata per attraversare la strada – poche decine di metri dopo le strisce pedonali – senza guardare e lo hanno salvato degli ottimi freni.
Mi fermo e rifletto basito chiedendomi: “Ti proteggi dal virus – in una situazione a basso rischio di contatto – e rischi un incidente stradale?”
Sono convinto che tutti i momenti, ancor più quelli difficili possono darci dei messaggi chiari ed utili; stiamo vivendo un periodo davvero strano, in cui dobbiamo ripensare tutto, anche le cose più banali per la sicurezza nostra, dei nostri cari e di persone che nemmeno conosciamo, ma va fatto. La cosa più sbagliata è perdere tempo chiedendosi, perchè? Prima si fa e poi, semmai, ci si informa e ci si documenta.
Gestire con lucidità e analizzare i reali problemi
“Domani” non in senso stretto, ci troveremo a dover gestire nuovamente la normalità, una normalità che in agricoltura vede tanti, ancora troppi incidenti gravi e incidenti mortali. Una normalità di tutti che vede ancora troppe malattie e morti evitabili, troppi danni alla salute dall’inquinamento, troppi incidenti mortali o gravi sulle strade.
Una norma di per sé non salva la vita a nessuno, sono norme con tutti i loro limiti, è la nostra intelligente applicazione della regola, con il buon senso e con senso pratico, che può fare davvero la differenza, capire il messaggio della norma e farlo nostro, il più possibile.
Troppo spesso ho letto in questi giorni articoli di giornalisti che ragionano e scrivono mirando alla pancia del lettore (a volte con l’obiettivo comprensibile di avere il massimo risultato nel più breve tempo), puntando sulla paura. Ma superata l’emergenza la paura passerà e non avremo imparato niente.
Come costruire una maggior sicurezza
Dobbiamo cercare di sfruttare questa fermata imposta, che ci costerà molto in termini economici e lavorativi – ma pensiamo anche a chi sta costando molto in termini affittivi e umani – per capitalizzare insegnamenti e nuove impostazioni per il futuro perché la sicurezza nasce in un ambiente virtuoso, in cui si investe e i fattori della produzione sono correttamente remunerati. Un ambiente che investe nella giusta formazione, ma dove vengono anche applicate le sanzioni. Un ambiente che deve essere in grado di svilupparsi, non solo crescere in termini di parametri economici: Abbiamo tanto sentito parlare di “decrescita felice” ma questa sarà una decrescita violenta e poco felice, l’unico modo che abbiamo di capitalizzare il danno è modificare i nostri comportamenti e rendere la nostra economia più responsabile, sicura e giusta per il futuro.
Ho avuto modo, un paio di decenni fa, di vivere un’esperienza decisamente più pericolosa di quanto stiamo vivendo per il coronavirus, con regole di ingaggio e di comportamento molto più restrittive e complicate, col senno di poi posso dire grazie alla formazione e alla disciplina.
Quindi ho deciso di aprire una serie di analisi ed confronto su quelle che possono, le nostre priorità di sicurezza da riportare nella normalità facendo tesoro della disciplina che abbiamo – in tanti – acquisito in questi mesi di emergenza.